Ho apprezzato
questa frase dalla prima volta che la lessi sul libro “Chi ha spostato il mio formaggio?” di Spencer Johnson, libro che
considero la mia Bibbia.
Ho provato a
rispondere da subito a questo interrogativo.
L’elenco emerso mi
ha veramente sorpreso.
Sono sicura che
come me, tanti si sono chiesti: “Quante cose avrei voluto e potuto fare, vorrei
ancora fare e al contrario non realizzo per il timore di non farcela, di non
avere la forza e coraggio necessari, per timore sostanzialmente del cambiamento?”.
Quando ci troviamo
di fronte a una scelta solitamente la nostra mente si focalizza su quanto
andremo a perdere e mai su quanto stiamo per guadagnare.
Vogliamo e
sogniamo il futuro, ma rimaniamo ancorati al passato. Perché?
La risposta è
semplice: il passato lo conosciamo, lo fronteggiamo, lo controlliamo.
Il futuro no, il
futuro rappresenta l’ignoto di fronte al quale ci sentiamo indifesi e inermi.
Credo che il punto
di partenza non sia passato o futuro, ma noi stessi.
E’ la nostra
insicurezza e mancanza di fiducia che ci porta all’immobilismo, alla coazione a
ripetere azioni e modelli relazionali disfunzionali.
E’ la paura che ci
blocca e ci impedisce il cambiamento.
La mancanza di
fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità e risorse ci tiene ancorati al
passato.
E’ bene tenere a
mente che l’oggetto delle nostre paure non è mai tanto spaventoso quanto noi lo
immaginiamo. La maggior parte dei nostri timori sono irrazionali.
La paura che noi
stessi alimentiamo con la nostra immaginazione è peggiore della realtà.
Tanto più ci
soffermiamo sulle conseguenze negative e non sulle opportunità positive tanto
più rimarremo paralizzati e inattivi.
A volte siamo in
grado di “fiutare” per tempo il cambiamento e siamo pronti all’azione, altre
volte neghiamo il cambiamento e vi resistiamo.
Quel che è certo è
che il cambiamento è inevitabile.
Vivere in un’epoca
caratterizzata da continui cambiamenti può risultare stressante a meno che non
si possieda una visione del cambiamento atta a comprenderlo e accettarlo.
Un buon lavoro,
relazioni soddisfacenti sia fuori che dentro le mura domestiche possono farci
sentire sicuri e appagati, ma dobbiamo fare attenzione: la sicurezza non deve
diventare arroganza, arroganza che nasce dal successo e dal sentirsi tanto
invincibili e dominatori degli eventi da non prestare attenzione a ciò che
avviene sotto i nostri occhi.
Nella nostra
natura convivono due parti, una semplice e una complessa indipendentemente
dalla nostra età, cultura, sesso e paese di origine.
Di fronte a un
cambiamento chi decide di far prevalere la parte “complessa” rimane paralizzato
e inattivo; rimugina e si domanda continuamente: “Perché mi hanno fatto questo
torto?”, “Perché proprio a me?” aspettandosi una sorta di risarcimento, un
indennizzo per il danno ricevuto “immeritatamente”.
E intanto il tempo
passa e con esso diminuisce la speranza di riavere quanto perduto, la fiducia
in se stessi vacilla sempre più e si cade in stati depressivi dai quali è
talvolta difficile uscirne.
E’ a questo punto
che dobbiamo porci una domanda: “Credo veramente che la situazione possa
migliorare da sola?”, “Cosa sto facendo affinché la mia condizione possa
migliorare?”.
Se la risposta
alla prima domanda è SI e alla seconda è NIENTE, è arrivato il momento di
reagire!
E’ arrivato il
momento di ridere di noi stessi e rendersi conto che non possiamo fare e rifare
sempre le stesse cose e poi chiederci come mai la nostra condizione non
migliora.
E’ arrivato il
momento di essere consapevoli che continuando così la situazione non migliorerà
MAI!
E’ arrivato il
momento di comprendere che le cose cambiano e non tornano più le stesse.
E’ arrivato il
momento di non curarci del passato e concentrarci sul presente.
E’ arrivato il
momento di rinunciare alle vecchie abitudini disfunzionali, di superare le
paure e AGIRE!
Quando cambiano le
nostre convinzioni si modifica anche il nostro comportamento.
Ciò di cui
dobbiamo liberarci sono i comportamenti che continuano a generare relazioni
sbagliate per poi procedere alla conquista di un modo migliore di pensare e
agire.
Adeguarsi al
cambiamento richiede tempo, ma è un percorso in discesa non in salita.
Inizialmente
potremmo sentirci disorientati e non ancora sicuri, a volte ci capiterà di
credere di aver fatto dei progressi e altre lo sconforto ribusserà alla nostra
porta e potremmo avere la sensazione di aver fatto due passi in avanti e uno
indietro.
In questi casi
dobbiamo ricordare a noi stessi che benché sia faticoso riprendere in mano la
situazione è sempre meglio che rimanere inattivi lasciando che le cose
avvengano senza il nostro controllo. Dobbiamo ricordare che se sono in grado
gli altri perché non dovremmo riuscirci noi?
Quando superiamo
le nostre paure ci sentiamo liberi, forti, invincibili.
Invece di
rimpiangere quanto perduto ci sentiamo pronti a considerare i vantaggi che la
nuova condizione potrà offrire.
Riflettendo un po’
più approfonditamente ci renderemo conto che il cambiamento non si verifica
dall’oggi al domani, molto probabilmente segnali premonitori sono nell’aria, ma
noi non vogliamo accorgercene e invece
che prenderli nella giusta considerazione li sottovalutiamo e ignoriamo forti
della convinzione “A me non capiterà mai!”.
E’ bene ricordare
invece che IL MODO MIGLIORE PER AFFRONTARE IL CAMBIAMENTO E’ ANTICIPARLO.
Occorre essere
consapevoli della necessità di essere flessibili e pronti ad agire; non è
necessario complicare troppo le questioni o disorientare se stessi con
apprensioni e paure.
Bisogna essere
capaci di notare i segni del cambiamento non appena essi si presentano in modo
da essere preparati ai grandi cambiamenti che potranno sopravvenire in seguito.
I cambiamenti
avvengono, che ne abbiamo paura o no, che ci piacciano o no e quando
arriveranno li potremo superare al meglio solo adattandoci con prontezza.
La resistenza più ostinata al cambiamento risiede dentro noi.
nulla può migliorare finché NOI non cambiamo.
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