Destinatari: persone disoccupate o in situazione di precarietà lavorativa
Caratteristiche del gruppo: otto incontri di un’ora e mezza ciascuno a frequenza quindicinale
Colloquio preliminare: è previsto un colloquio individuale di entrata nel gruppo.
Conduttori del gruppo: Psicologhe Psicoterapeute esperte nella conduzione di gruppi di supporto psicologico ad orientamento psicodinamico

Al raggiungimento di cinque prenotazioni i partecipanti verranno contattati per conoscere la data di partenza. Tale avviso avverrà almeno quindici giorni prima della data di inizio del gruppo per agevolarne l'organizzazione. Per informazioni chiamare il numero 339 2621389 oppure 339 1353750

sabato 7 gennaio 2012

L'elaborazione della perdita

Nel linguaggio comune con il termine lutto si intende descrivere il sentimento di dolore che si prova per la morte di una persona affettivamente importante. Nel linguaggio psicologico invece si parla di elaborazione del lutto ogni qualvolta una persona si trova a dover affrontare situazioni particolarmente dolorose che comportano una perdita, non necessariamente per la morte di una persona, ma ad esempio la perdita del lavoro, la separazione coniugale, la perdita della casa o la perdita della salute.

Tutte queste situazioni sono momenti in cui una persona si trova a dover fare i conti con qualcosa che non c’è più e con i propri sentimenti di paura per il futuro, frustrazione, rabbia, dolore. In altre parole il processo psicologico del lutto non ha solo il compito di aiutare l’uomo ad affrontare la perdita delle persone care, ma anche la funzione di sostenerlo nell’elaborare tutti i tipi di perdita che incontrerà nel corso della vita, conseguenti ad abbandoni, alle sconfitte, alle frustrazioni, alle sventure, alle bocciature e ad altre situazioni simili. Il fatto di non superare un esame, la fine di una relazione di amicizia o d’amore, una ferita inflitta all’autostima comportano per la nostra mente la percezione di un dolore che naturalmente sarà più o meno intenso e duraturo a seconda dell’importanza psicologica data a ciò che viene a mancare o che si è modificato.


Per fronteggiare queste perdite è necessario concedersi un periodo di lutto. Il senso di vuoto psichico, emotivo e a volte anche fisico conseguente a una perdita può determinare spesso un profondo stato di confusione, lasciando la persona senza più punti di riferimento. Per evitare che ciò avvenga è quindi necessario darsi la libertà di vivere questo processo psicologico come un evento vitale ed evolutivo e imparare ad accettare ed esprimere tutte le emozioni che caratterizzano questo momento. In caso contrario verrà impedito nel corso della vita di sperimantarsi in altri legami e/o in nuove situazioni, di buttarsi in nuove esperienze, di operare delle scelte e di agire dei cambiamenti fino a bloccare il percorso di crescita.


Più in dettaglio il lutto si compone di 5 fasi emotive (E.K.Ross) che possono presentarsi in sequenza oppure alternarsi, variare di intensità e durata, differire nei tempi di elaborazione senza un preciso ordine; questo perché le emozioni non seguono regole particolari ma si manifestano in modo misto e sovrapposto.


La prima fase è quella dellanegazione o del rifiuto: “non è possibile!” , “ma siamo sicuri?”, “non ci posso credere” sono le parole più frequenti di fronte a un evento negativo che ci colpisce; in questa fase viene usato un meccanismo di difesa in cui il rigetto della realtà è funzionale per proteggersi da un’eccessiva ansia e prendere il proprio tempo per organizzarsi.


La seconda fase è quella dellarabbia: dopo la negazione cominciano a manifestarsi emozioni forti come la rabbia e la paura che possono esplodere in ogni direzione investendo le persone care che ci stanno vicine, i familiari o amici. La frase più spesso ripetuta è “perché proprio a me?”, è un momento molto delicato che può rappresentare il momento di massima richiesta di aiuto ma anche il momento del rifiuto, della chiusura e del ritiro in sé.


La terza fase è quella dellacontrattazione o del patteggiamento: una persona comincia a essere in grado di verificare cosa può fare, in quali progetti può investire, iniziando una sorta di negoziato, è la fase in cui una persona comincia a riprendere il controllo della propria vita e cerca di riparare il riparabile.


La quarta fase è la fase delladepressione: quando si prende consapevolezza della perdita subita e la depressione può essere di tipo reattivo, conseguente alla presa di coscienza di quanti aspetti della propria identità personale, del proprio potere decisionale e delle proprie relazioni sociali sono andati persi, oppure di tipo preparatorio, quando la persona anticipa le perdite che si stanno per subire. In questa fase si comincia a prendere coscienza che non è possibile né negare nè ribellarsi a ciò che è accaduto e la negazione e la rabbia vengono sostituite da un senso di sconfitta.


L’ultima fase è la fase dell’accettazione: questa fase è possibile solo quando una persona ha avuto modo di elaborare quanto sta succedendo e arriva a una accettazione della propria condizione; è sempre possibile a questo livello provare ancora sentimenti di rabbia e depressione, che però sono di intensità moderata. Diventa possibile per la persona potersi ascoltare in modo più profondo e cercare contatti di profonda comunicazione con amici e famigliari.


Queste reazioni rientrano nella normalità del processo di elaborazione del lutto. Purtroppo non sempre e non per tutti è possibile il compimento del lavoro del lutto in tempi rapidi e soprattutto in senso positivo e trasformativo; quando questo non avviene si possono produrre diverse tipologie di lutti non risolti: il lutto inibito, il lutto assente, il lutto ritardato, il lutto cronico, il lutto nevrotico e disfunzionale. In alcune situazioni il lutto può evolvere patologicamente in un arresto dell’evoluzione psicologica.


Il lavoro del lutto, per quanto faticoso possa essere, è necessario per la propria evoluzione maturativa e per non incorrere nella patologia. Per sopravvivere alla perdita, ritrovare e riprendere il proprio cammino individuale, è necessario accettare la realtà del presente, quindi anche del dolore e della sofferenza, non rimanere attaccati al passato, a quello che si aveva e che ora non si ha più, ma piuttosto occorre reinvestire nel mondo esterno trovando nuovi valori e punti di riferimento. Comprendere che la perdita ci fa soffrire mettendo a soqquadro il nostro ordine interno ed esterno è necessario per poterci permettere i cambiamenti necessari e una maturazione interiore per continuare la nostra vita, l’unica che abbiamo, in modo unico e personale.

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