Destinatari: persone disoccupate o in situazione di precarietà lavorativa
Caratteristiche del gruppo: otto incontri di un’ora e mezza ciascuno a frequenza quindicinale
Colloquio preliminare: è previsto un colloquio individuale di entrata nel gruppo.
Conduttori del gruppo: Psicologhe Psicoterapeute esperte nella conduzione di gruppi di supporto psicologico ad orientamento psicodinamico

Al raggiungimento di cinque prenotazioni i partecipanti verranno contattati per conoscere la data di partenza. Tale avviso avverrà almeno quindici giorni prima della data di inizio del gruppo per agevolarne l'organizzazione. Per informazioni chiamare il numero 339 2621389 oppure 339 1353750

domenica 8 gennaio 2012

Gruppi di supporto: valenze terapeutiche legate alla dimensione gruppale

Come sostiene Slavson (2002), i setting di gruppo forniscono un ambiente salutare per alleviare tensioni e infelicità: la presenza di altre persone che si trovano in difficoltà analoghe cancella il senso di colpa, la vergogna e i sentimenti di stigmatizzazione; l’individuo non si sente più isolato con i suoi guai. Nel gruppo viene soddisfatto il desiderio primitivo, ancestrale dell’uomo di essere con i suoi simili. Fondamentalmente fornisce un laboratorio di vita in cui l’uomo può apprendere a vivere con gli altri individui che lo circondano.
Partecipare a un gruppo di supporto aiuta a uscire dall’isolamento, da la possibilità di raccontare la propria esperienza, di dare voce al dolore che preme da dentro e che a volte si fa insopportabile, da la consapevolezza che lì qualcuno “comprenderà”.

Il gruppo permette di uscire dal proprio problema personale. Attraverso il confronto con gli altri si sviluppa autoconsapevolezza e solidarietà.

Ci si sente meno soli e più sollevati nel condividere il problema con persone che affrontano ogni giorno la stessa realtà.

La solidarietà maturata all’interno del gruppo spesso viene portata fuori, continua tra i membri, che si scambiano telefonate, consigli ed informazioni utili.

Ogni successo riportato in gruppo dona un senso nuovo alla speranza: non quello di poter annullare la sofferenza ed il disagio ignorandoli, ma quello di percorrere ogni giorno un tratto di strada verso la ripresa della vita in tutte le sue manifestazioni.

L’accumunare la propria sofferenza con altri ed il confrontare apertamente i propri vissuti può aiutare a distanziarsi dal proprio specifico problema vedendolo sotto una diversa angolatura oltre a rappresentare una fonte inesauribile di arricchimento e di crescita personale.

 Fattori terapeutici gruppali classici sono:

-          l’accettazione in base alla quale il partecipante si sente accolto ed accettato dal gruppo;

-          l’universalizzazione che permette di scoprire che la sofferenza non è solo propria e può essere condivisa, questo porta ad una riduzione delle ansie di unicità e isolamento consentendo una ripresa della comunicazione interpersonale;

-          l’altruismo il partecipante al gruppo si accorge che può essere di aiuto ad altri e questo procura un aumento della soddisfazione personale e dell’autostima;

-          l’instillazione della speranza si ha quando nel gruppo è possibile cogliere altre situazioni che hanno avuto un’evoluzione positiva o che hanno beneficiato dell’esperienza gruppale per cui diventa possibile sperare anche per sé;

-          l’informazione e guida in quanto nel gruppo è possibile fruire di informazioni sulla specifica malattia dei figli o sulla peculiarità della condizione in cui la famiglia si trova, spiegazioni ed istruzioni che il conduttore può fornire al gruppo per aumentarne la consapevolezza;

-          l’apprendimento su di sé e l’apprendimento interpersonale attraverso l’osservazione degli altri e il confronto reciproco è possibile meglio comprendere se stessi e migliorare la propria modalità relazionale rendendola più adattiva e costruttiva;

-          l’autorivelazione quando un partecipante fornisce informazioni personali al gruppo su di sé, sul proprio passato, sui propri stati d’animo, sulle proprie difficoltà, innescando un processo di condivisione delle esperienze emotive.


L’autorivelazione  è direttamente proporzionale al grado di coesione gruppale.

La definizione più matura di coesione di un gruppo la descrive come la connessione del gruppo, misurata sia dalla capacità dei membri di lavorare insieme verso uno scopo comune, che dal loro coinvolgimento costruttivo attorno a temi comuni, e infine dall’atteggiamento di apertura e di fiducia che consente di condividere materiale personale” (Fasolo, 2002).

La fiducia è intrinseca al concetto di coesione: spesso gli estranei che si incontrano in un gruppo nuovo hanno la mente occupata da preoccupazioni  e problemi sulla fiducia e sulla sicurezza, fanno le loro prove, consce e inconsce sul grado di fiducia rilevabile in gruppo, e in sostanza cosi cercano da subito di controllare e risolvere antichi conflitti interpersonali su questo fondamentale aspetto della vita di relazione. Di mano in mano che aumenta la coesione fra di loro, aumenta la fiducia, e viceversa e la capacità di affidarsi al gruppo.

Diventa anche possibile aiutarsi anche al di fuori del contesto delle sedute. Spesso i membri di un gruppo sono di supporto gli uni con gli altri; il setting di gruppo incoraggia lo scambio umano e la reciprocità.

Poiché tutti i partecipanti hanno sostanzialmente le stesse difficoltà, oltre al fatto che nei gruppi regna uno spirito di intimità, che induce i partecipanti a condividere i propri problemi e ad aiutarsi, emerge un sentimento che potremo caratterizzare come reciprocità. Essere con gli altri in un rapporto di reciproca accettazione e partecipazione non può che dare ai membri del gruppo un sentimento di calore interiore, di piacere e sicurezza. Le relazioni amichevoli si estendono al di là del gruppo. Nei grandi centri urbani in cui gli individui tendono a sentirsi sperduti, isolati, una piccola comunità come quella di un gruppo di supporto soddisfa un bisogno di inserimento. L’esperienza emotiva  dei rapporti reciproci quali vengono offerti dai gruppi di supporto, porta i membri del gruppo a riconoscere il valore costruttivo della interdipendenza umana; rendersene conto li rende più tolleranti, comprensivi, più disposti a capire il senso della dipendenza  dagli altri. La reciprocità del gruppo serve a ridurre le rivalità e la competitività all’esterno e aiuta a ridurre l’aggressività difensiva in alcuni e la diffidenza e il ritiro in altri.

La dimensione gruppale, ha valenze psicoterapeutiche collegate agli aspetti comunicativi e di condivisione presenti nel gruppo che migliorano l’autostima dei suoi partecipanti e la loro capacità di affrontare le difficoltà. L’utilizzo del gruppo permette una condivisione delle difficoltà, una evidenziazione ed uno svelamento delle dinamiche invischianti rendendo perciò possibile intravedere la possibilità di modalità relazionali diverse” (Pezzoli, 2006).

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